Il Mirtillo gigante
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Di mirtilli ne esistono moltissime varietà : quelli spontanei, che possono essere rossi o neri, e quelli coltivati, comunemente conosciuti come “mirtilli giganti”. Questi ultimi, sono il risultato di incroci selezioni, iniziate negli USA agli inizi del XX secolo. I suoi frutti presentano bacche molto grosse, portate a grappolo, tondeggianti o leggermente schiacciate, con buccia bluastra ricoperta di pruina, e polpa verde chiaro. In Italia, la sua coltura è stata introdotta negli anni ’60 ed oggigiorno è maggiormente diffusa in Calabria, Veneto, Piemonte, Trentino e Toscana.
Al mirtillo gigante si possono inoltre attribuire molte delle proprietà fitoterapiche: le preparazioni a base di frutti (che contengono tannini, pectine, acido citrico, malico,
tartarico, benzoico, idrochinone) sono efficaci antiossidanti. La capacità antiossidante del mirtillo,
misurata con il metodo ORAC, è la più elevata tra tutti i frutti e le verdure fresche, anche se è stata
osservata una certa variabilità tra le diverse varietà e in relazione allo stadio di maturazione (Prior
et al., 1998). L’attivita “scavenger” (letteralmente “spazzino”) posseduta dai tannini, dagli acidi
ferulici, e dai derivati flavonoici e antocianici è in grado di eliminare l’anione perossido, ritenuto
causa di danni da ischemia-riperfusione, processi di infiammazione cronici, tumori, sclerosi
multipla, diabete, giocando un ruolo importante nella prevenzione di tali malattie.
Le bacche contengono importanti fattori con azione protettiva sul sistema circolatorio e microcapillare, sono impiegate come ipoglicemizzanti o per curare arteriosclerosi, iperazotemia,
fragilità capillare, retinopatie, disturbi circolatori, epatopatie, infezioni urinarie.
Insomma, copriamoci di mirtilli!